BARA (NEPAL) – Il giovane aspirante Budda sta accoccolato da nove mesi nell’incavo di un albergo gigante, quasi fosse un ventre materno, nelle foreste di Chitwan. La sua sagoma si distingue appena, nell’ombra fitta degli alberi di banyan e sal. Eppure Ram Bahadur Bomjon, 16 anni, nepalese, contadino del villaggio di Ratnapur, è lì, seduto immobile sotto la chioma del pipal dal 17 maggio del 2005, apparentemente senza mangiare né bere. A 30 metri di distanza, un piccolo binocolo lo inquadra dalla testa ai piedi, isolato da due sbarramenti di filo spinato eretti per proteggerlo da curiosi e provocatori.
Dopo dieci mesi di meditazione, l’11 marzo 2006 Bomjon sparì nella giungla: il 25 dicembre 2006 è stato nuovamente rivisto sotto l’albero dove soleva meditare. Tuttavia l’11 marzo del 2007, ad un anno esatto dalla sua prima sparizione, fece perdere tuttavia nuovamente le sue tracce
Il 14 novembre 2008 e’ ricomparso in Nepal, dopo aver vissuto nella giungla per oltre un anno, a circa 160 km da Kathmandu.
Il suo nome è Ram Bahadur Bomjon (o Bomjan o Banjan) (nato il 9 aprile 1990), nome ufficiale buddhista Palden Dorje, conosciuto anche come il piccolo Buddha, è un giovane monaco nepalese del villaggio di Ratanapuri. La sua fama è dovuta alla profonda meditazione alla quale si dedica sotto un albero nella foresta di Piluwa, senza apparentemente nutrirsi, dal 16 maggio 2005.
Gli abitanti del villaggio hanno formato un comitato, e uno di loro ci invita a non fare rumore, a dare un’occhiata veloce, mentre dietro di noi s’incolonnano nepalesi e tibetani giunti da diverse regioni del Paese. Tutti sbirciano con trepidazione e scattano foto al ragazzo, mentre lui è fisso a terra senza muovere un muscolo, i capelli scesi ormai alle spalle, coperto da un mantello viola.
Sono tanti i misteriosi episodi che circondano il ragazzo, terzo di sette figli di poveri contadini del Terai, di etnia Tamang originaria del Tibet. Dopo il gelido inverno passato seminudo nell’incavo dell’albero, tre settimane fa alle otto di sera i devoti e i pellegrini hanno notato bagliori di fiamma provenire dai suoi abiti. Secondo i testimoni accorsi a soccorrerlo, il calore emanava direttamente dal suo corpo: un prodigio filmato e trasmesso in televisione.
In tibetano la tecnica “di calore interno”, o tummo è praticata dagli yogi delle grotte sull’Himalaya per sopravvivere alle rigide temperature invernali, ma pochi ne conoscono i segreti, trasmessi da maestro a discepolo. “Occorrono un’attitudine mentale e una determinazione fuori dal comune – dice John Reynolds, studioso e scrittore americano specializzato nelle antiche religioni del Tibet -. È difficile spiegare in un libro come un essere umano possa restare senza cibo né acqua così a lungo”.
Autorità e medici possono avvicinarsi a non meno di cinque metri, per non disturbare lo stato di assorbimento del “Budda boy”. Quanto agli scettici, una troupe tv nepalese ha osservato l’adolescente per cinque giorni, ricorrendo agli infrarossi la notte: lui era immobile come una statua. A costo di suscitare una rivolta tra i devoti, una delegazione dell’Accademia reale delle scienze si appresta a compiere un blitz per un controllo medico destinato a svelare il segreto del giovane nepalese, la cui celebrità dilaga fino alla capitale Katmandu, e nel mondo.
Come tutti i membri del suo clan etnico di bassa casta dei Tamang – oltre il 30 per cento della popolazione nepalese – Ram è un devoto delle scuole buddiste tibetane, dei mistici dell’Himalaya dagli straordinari poteri psichici. All’età di 14 anni, ispirato da un nonno lama, si recò in pellegrinaggio a Lumpini, luogo di nascita del Budda storico vissuto 500 anni prima di Cristo, e poi a Deradun in India da un maestro dell’antica scuola tibetana Sakyapa.
Dopo due anni di studio delle complesse tecniche yoga che attivano attraverso il respiro gli invisibili canali sottili del corpo umano per il controllo della cosiddetta energia prana, Ram tornò la primavera scorsa per metterli in pratica nel suo villaggio di Ratnapur. A mezzanotte del 17 maggio lasciò la famiglia per addentrarsi nell’inestricabile boscaglia, con l’intenzione di restarvi – in quella posizione – per altri sei anni, tanti quanti ne passò 2500 anni fa il vero Budda sotto un analogo albero di pipal a Bodhgaya, in India. Ma a pochi mesi dall’inizio del ritiro, Ram era già una celebrità.
Due grandi archi di legno e stoffa colorata con la scritta Welcome accolgono oggi i visitatori in una radura riempita da venditori di samosa fritte, bandierine di preghiera e rosari, mentre un banchetto del Comitato offre santini, libretti e Cd con foto e biografia di Ram. Secondo le autorità hanno raccolto già l’equivalente di 6.000 euro, alimentando i dubbi degli scettici.
La squadra di scienziati inviati dalla capitale dovrebbe sciogliere gli interrogativi. Ma in queste terre di grande spiritualità il “piccolo Budda” non è il solo ad avere stabilito record di digiuno totale. Nella vicina India un celebre pastore dell’Andra Pradesh chiamato Bala Yogi, visse nel secolo scorso per molti anni praticando lunghe astinenze da cibo e acqua. In Madhya Pradesh è ancora in vita un vecchio sadhu (Prahlad Jani) che si lascia saltuariamente controllare dai medici di una clinica di Bhopal. Da decenni vive di aria e sole, e durante i quindici giorni prescritti per gli esami clinici non tocca cibo né acqua, tranne poche gocce per lavare i denti.
Di seguito il documentario realizzato da Discovery Channel
video 1
video 2
video 3
video 4
video 5