QUELLO che abbiamo visto nel deserto del Nevada, lo scarno prototipo di un treno a velocità sonica, non era nulla. Il bello deve ancora venire e verrà presto. Lo scenario che preannuncia Bibop G. Gresta (all’anagrafe ancora Gabriele, ma il suo nome se l’è scelto da solo, in omaggio al jazz folle anni ’40) è di quelli che lasciano ben sperare. Cofondatore, assieme al tedesco Dirk Ahlborn, di Hyperloop transportation technologies (da non confondere con Hyperloop One, che ha condotto il test a Las Vegas), è stato tra i primi startupper italiani di successo alla fine degli anni ’90.
Vive a Los Angeles mentre gira il mondo cercando di rivoluzionare il sistema dei trasporti col sistema Hyperloop: capsule che sfrecciano a 1200 chilometri all’ora dentro un tubo a bassissima pressione, grazie alla levitazione magnetica, mosso da motori lineari alimentati da energia rinnovabile. Secondo Gresta, il primo passeggero potrebbe salire già nel 2019. In Italia per una tappa dell’Hyperloop World Tour, è venuto a parlare con studenti, aziende e istituzioni. Non sembra però ottimista riguardo al nostro Paese.
Nel test della vostra concorrente Hyperloop One, in Nevada, abbiamo visto una slitta sfrecciare per qualche centinaio di metri grazie al motore lineare. Voi della Hyperloop transportation technologies a che punto siete?
“Quella cosa si fa negli ottovolanti da anni. Noi l’abbiamo già fatto tempo fa. Ora stiamo per costruire il primo Hyperloop per passeggeri. Loro sono nati un anno e mezzo dopo di noi, dovranno fare tanti passi in avanti e poi avremo un concorrente, sono contentissimo anche se hanno tentato di confondere le acque con il logo e il nome. Creando confusione”.
Un treno che viaggia a oltre 1.200 chilometri all’ora. Quanto siete vicini a realizzarlo?
“In questo momento stiamo aspettando il permesso per costruire il primo tracciato nella Quay valley, in California, che arriverà probabilmente a giugno. Abbiamo finito tutti gli studi poi serviranno 36-38 mesi per avere il primo passeggero. Quindi nel 2019 il primo tracciato sperimentale sarà sulla tratta Los Angeles – San Francisco, una corsa di 15 secondi a 400 miglia all’ora (640 km/h) con trasporto passeggeri. Sistema che batterà qualsiasi record sulla Terra”.
Ci si attendono però velocità molto superiori, vicine a quella del suono.
“Testeremo 760 miglia all’ora (oltre 1.200 km/h) senza passeggeri. Perché questa sarà la dimostrazione, un prototipo. Nel frattempo inizieremo a costruire anche in giro per il mondo”.
Elon Musk è quello che ha ‘rispolverato’ Hyperloop e l’ha riconsegnato al mondo. Ci sono rapporti di collaborazione con lui?
“La prima tecnologia Hyperloop è datata almeno all’inizio del ‘900, quando fu utilizzata per un beve periodo nella metropolitana di New York. Elon ha avuto il merito di riproporla, aggiornandola, come prospettiva concreta per rivoluzionare il sistema dei trasporti. Però ora è slegato dal nostro progetto. Ogni tanto ci chiama e sente gli aggiornamenti. Ci dà una mano per il recruiting degli ingegneri ma di più non fa. Lui è un genio assoluto (Elon Musk, statunitense di origini sudafricane, ha fondato Space X e Tesla Motors, ndr) è il dei nostri tempi ma i soldi, il tempo e le risorse li ho dovuti trovare io”.
Il primo Hyperloop in Slovacchia? Se ne è parlato a marzo.
“Con la Slovacchia c’è un accordo ma non sarà la prima. Stiamo realizzando sei laboratori nel mondo: a Pechino costruiremo un centro di ricerca e sviluppo per l’infrastruttura cinese. A Sarajevo: la Bosnia è stato uno dei primi paesi a contattarci, abbiamo firmato un accordo col governo che vuole investire molto in innovazione. Con Dubai abbiamo un accordo per il trasporto da e per Expo 2020. Poi, siamo in definizione per un accordo strutturale con il Cile per la tratta Valparaiso-Santiago”.
Quindi il primo Hyperloop per trasporto di persone nel 2020 in Arabia?
“Purtroppo non posso dire di più prima di aver definito l’accordo”.
E negli Usa?
“Il primo ‘track’ sarà appunto in California che poi potrà essere parte della tratta Los Angeles-San Francisco. Ma c’è interesse da vari stati tra i quali Florida e Utah. Addirittura si è parlato di un dipartimento Hyperloop all’interno del ministero dei trasporti. Vediamo se è solo uno ‘stunt’ per le presidenziali. Sanders parla molto di Hyperloop ma noi non saltiamo su nessun carro. Per Gli Stati Uniti ci sono sei progetti, uno per le Olimpiadi invernali del 2026. Però non vedo nei prossimi cinque anni nient’altro che un prototipo, non costruisco niente se prima non ho un discreto numero di passeggeri che viaggiano. Prima voglio avere una ‘case history’ fuori dall’America, ecco perché sto lavorando con l’Oriente”.
Un progetto nato dalle donazioni. Ora chi investe in HTT?
“All’inizio abbiamo raccolto 60 milioni in donazioni. Stiamo parlando con quattro grossi istituzionali, indiani, cinesi e un fondo americano: ci sono 200 milioni pronti. Le aziende di tutto il mondo ci sostengono fornendo per esempio servizi: Atkins, Microsoft, Ibm, Cisco, Amazon tra le altre. Con Facebook abbiamo una partnership per l’utilizzo di FB@Work, piattaforma con cui i nostri scienziati comunicano e collaborano. Il progetto di HTT è partito grazie alla contribuzione di centinaia di scienziati da tutto il mondo che hanno ‘donato’ il loro lavoro in cambio di stock option della società. Ora il nostro team conta 75 persone da 42 paesi che lavorano a Los Angeles”.
All’inizio di maggio avete annunciato l’esclusiva della tecnologia della levitazione magnetica passiva. In cosa consiste?
“Sì abbiamo l’esclusiva mondiale per l’Indutrack. È l’unica tecnologia a levitazione passiva che può trasformare il mondo dei trasporti. È diversa dai treni ad alta velocità Maglev, che utilizza l’elettricità in un sistema con superconduttori a temperature molto basse e che costa miliardi di dollari. Indutrack si basa invece su un sistema usato per stabilizzare i proiettili all’interno dei cannoni delle navi che diventa più forte all’aumentare della velocità. Dopo le 30 miglia orarie il magnete inizia a levitare senza l’uso di elettricità. A quel punto diventa come un proiettile e più va veloce e più diventa efficace”.
Cosa comporta in termini di costi e benefici rispetto agli altri sistemi?
“Che tu hai per tutta la lunghezza del ‘track’ solo alluminio e il magnete sulla capsula. Non si applica solo a Hyperloop ma potrà rivoluzionare tutto il sistema dei traporti. Si ripaga in 8-10 anni. Se pensiamo a quanti soldi spendono gli Stati come sussidi ai trasporti…”
E riguardo alla sostenibilità ambientale?
“Hyperloop sarà alimentato totalmente da energie rinnovabili (pannelli solari, sistemi eolici, freni e recupero di energia cinetica, geotermia) una combinazione che dà quasi il 30% di energia in più. Sarà come una gigantesca centrale elettrica che trasporta persone, in alcuni orari potresti far addirittura viaggiare i passeggeri gratis. E l’energia in eccesso andrà redistribuita in rete”.
Ora è in Italia per alcuni giorni. A quale scopo?
“Sto incontrando politici e faccio interviste per promuovere l’innovazione: innanzitutto con l’iniziativa Hyperloop academy nelle università per raccogliere ingegneri e architetti e coinvolgerli nel nostro progetto. Lo Ied (Istituto europeo del design ndr) di Torino è tra gli enti coinvolti. Penso che i nostri ingegneri siano sottopagati e sfruttati, abbiamo un capitale umano che non viene considerato, in tutti i settori in cui ho lavorato ingegneri italiani e sono veramente bravi. E spero in una collaborazione con il ministero dell’Istruzione”.
C’è interesse da parte del Governo e delle Regioni al progetto Hyperloop?
“Io sto girando il mondo incontrando i ministri dei trasporti di tutte le Nazioni, dall’Australia al Canada alla Slovacchia. A breve incontrerò Cameron in Inghilterra. Da parte del Governo italiano invece non ho ricevuto nessuna risposta. La mia impressione è che, al di là di una selfie o i titoli sui giornali, non ci sia interesse da parte dei politici”.
Quali politici ha incontrato?
“(Ride). Non te lo dico. Ma quelli del Movimento 5Stelle sono gli unici che mi hanno parlato di cose concrete. Dagli altri solo chiacchiere. Sono informati sulla tecnologia, vogliono fare una due diligence. Mi hanno chiesto uno studio di fattibilità e tutta una serie di dettagli come se lo volessero costruire sulla tratta più importante del Paese”.
Parliamo del sistema ferroviario italiano. La nostra Alta velocità, confrontata con i treni a levitazione magnetica e, soprattutto, Hyperloop, sembra già preistoria. È realistico pensare che il nostro Paese possa diventare un terreno di sperimentazione per questa nuova tecnologia?
“Se ci fosse la volontà politica io in quattro anni riuscirei a fare la Roma-Milano a un prezzo di 25-30 milioni di dollari al miglio, inferiore all’alta velocità (in Italia il costo medio si aggira sui 31 milioni di euro al chilometro, ndr), utilizzando gran parte delle infrastrutture che già ci sono (autostrade o ferrovie già esistenti). Non è una cosa fuori di testa, il problema è che questi politici non mi danno fiducia”.
Ci sono aziende e grandi imprenditori che hanno dimostrato interesse per finanziare il vostro progetto?
“In Italia all’inizio mi prendevano tutti per matto, la stampa mi ha ignorato completamente. Tra le aziende c’è per esempio la Maffei, in corsa per la progettazione del tubo dentro al quale viaggeranno le capsule. Ma in generale non ho riscontrato grandissimo interesse. I nostri giovani invece sono meglio di noi, dobbiamo iniziare a rimetterli sulla strada giusta, sui problemi reali, come generare energia e muovere le persone. Noi avevamo idoli diversi, loro ora hanno Jobs e Zuckerberg, le rockstar ora sono gli imprenditori. Per questo cerco di passare più tempo con loro che con le aziende. E con le startup, la cui scena è molto attiva. Ancora non abbiamo avuto un “unicorno”, qualcuno capace di cambiare il mondo con qualcosa come Facebook o Twitter, ma è tra loro che sto cercando lo Steve Jobs dei trasporti”.
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