ROMA – E’ stato rinvenuto in Siberia, nella provincia di Kemerovo, un manufatto a forma di disco volante.
Se non si riveli una bufala, il ritrovamento potrebbe aggiungere un dettaglio in più sui cosiddetti OOPArts, “oggetti che semplicemente non dovevano, per logica, essere lì, perché in quel periodo a cui si riferiscono, l’uomo non aveva potuto costruirli per mancanza di tecnologia adeguata oppure in quanto nemmeno era comparso sulla Terra, perlomeno secondo la scienza ufficiale” spiega Angelo Carannante, presidente del C.UFO.M. (Centro Ufologico Mediterraneo).
In realtà, i manufatti erano due, ma uno è andato distrutto durante gli scavi.
Nonostante siano stati recuperati a ben 40 metri di profondità, i reperti “sono conservati in maniera quasi perfetta e questo desta alcuni sospetti sulla sua effettiva datazione” spiega Carannante.
“Il disco volante ha discrete dimensioni, essendo il suo diametro di 1 metro e 20 centimetri, ed ha il ragguardevole peso di ben 200 chilogrammi. Perché è così pesante? Ovviamente per le dimensioni, ma anche per il materiale di cui è composto che è l’argillite, una roccia sedimentaria clastica i cui elementi costituenti scaturiscono in principal modo dall’accumularsi di frammenti litici di altre rocce alterate, trasportati normalmente da fenomeni naturali quali correnti del mare, venti, fiumi e vari altri elementi”.
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Inoltre, nello stesso sito, ma a soli 25 metri nel sottosuolo, sono state ritrovate delle ossa di alcuni Mammuthus.
Cosa significa questa affermazione?
“Che i dischi volanti ritrovati, essendo ad una profondità maggiore farebbero presuppore una datazione risalente ad un’era addirittura anteriore a quella di tanti mammiferi di epoca preistorica, persa nella notte dei tempi e nelle nebbie che avvolgevano quasi ai primordi il nostro pianeta”.