È una sorta di gioco di specchi astronomico quello utilizzato dai ricercatori del Very Large Telescope per osservare la Terra come se fosse un pianeta alieno. Infatti, la radiazione solare incide sulla superficie della Terra e ne viene riflessa nello spazio e verso la superficie della Luna. Quest’ultima funge da gigantesco specchio riflettendo nuovamente la luce verso la Terra, da dove può essere osservata con il VLT.
Gli astronomi analizzano quindi la debole luce della Terra alla ricerca di indizi, per esempio alcune combinazioni di gas nell’atmosfera, che sono indicatori della presenza di vita organica; questo metodo definisce la Terra come punto di riferimento per la futura ricerca della vita sui pianeti che si trovano oltre il sistema solare.
Le forme di vita sono difficili da trovare con metodi convenzionali, ma in questo caso gli autori hanno messo a punto un approccio innovativo – descritto in un articolo pubblicato su “Nature” – che risulta più sensibile. Invece di misurare solo quanto è brillante la luce riflessa alle differenti lunghezze d’onda, hanno studiato anche la polarizzazioe della luce, grazie a un approccio denominato spettropolarimetria. Applicando questa tecnica alla luce terrestre osservata con il VLT, nella luce riflessa dalla Terra appare in modo netto la sua “firma” biologica.
“La luce di un esopianeta distante è sovrastata dal bagliore delle stelle intorno a cui orbitano ed è percio difficile da analizzare, è un po’ come tentare di studiare un granello di polvere accanto a una lampadina. Ma la luce di un pianeta è polarizzata, mentre la luce della stella non lo è”, ha spiegato Stefano Bagnulo dell’Armagh Observatory, nel Regno Unito. “Per questo le tecniche polarimetriche consentono di cogliere la debole luce riflessa da
un esopianeta in mezzo al balgiore della stella”.
Il gruppo ha studiato sia il colore sia il grado di polarizzazione della luce della Terra dopo la riflessione della Luna, come se la luce provenisse da un esopianeta. Si è così potuto concludere che l’atmosfera terrestre è parzialmente nuvolosa, che parte della sua superficie è occupata dagli oceani e che su di essa è presente della vegetazione. Si sono anche potute rivelare variazioni nella copertura e nella quantità di vegetazione presente in diversi momenti e in diverse regioni della Terra.
“La possibilità di trovare forme di vita al di fuori del sistema solare dipende da due fattori: in primo luogo dal fatto che vi sia effettivamente e in secondo luogo dalla disponibilità delle capacità tecniche per rivelarlo”, ha concluso Enric Palle dell’Instituto de Astrofisica de Canarias a Tenerife, in Spagna. “Questo lavoro è un passo importante verso il raggiuntimento di questo obiettivo”.