«Guardiamo alla Luna, potrebbe diventare la nostra arca di Noè e garantirci un futuro». Bernard Foing sorride raccontandoci la sua idea al telefono, precisando però «che al momento opportuno bisognerà pensarci seriamente». Foing è lo scienziato capo della missione Smart-1 dell’ agenzia spaziale europea Esa; una piccola sonda che sta volando verso il nostro satellite naturale per studiarlo da molto vicino. Ma come mai il pensiero ad un’ arca di Noè lunare? «E’ molto semplice – dice Foing -. La Terra potrebbe essere vittima di catastrofi immani su scala planetaria causate dall’ uomo o provenienti dallo spazio. Se venisse scatenata, ad esempio, una guerra nucleare la possibilità che la vita scompaia dal globo, inquinata o distrutta dalle mortali radiazioni è un’ eventualità che le statistiche già confermano. Altrettanto potrebbe succedere se un asteroide o una cometa di rilevanti dimensioni ci cadesse addotto. Le grandi estinzioni del passato, dinosauri compresi, sono state provocate proprio da eventi di questo tipo. Quindi anche se non si possono prevedere, anzi si cercano per quanto possibile di scongiurare almeno per quanto riguarda un conflitto atomico, non è irragionevole ipotizzare qualche soluzione per prevenire la distruzione delle specie viventi nella nostra biosfera e garantirne comunque la sopravvivenza». Il pensiero va lontano, ma tutto sommato non tanto, perché la via da seguire sarebbe quella che porta sulla Luna, a soli 350 mila chilometri dalla Terra; un luogo già visitato e presto meta di fantascientifici progetti. «Infatti la risposta più facile si trova proprio sulla Luna – continua Foing -. Qui possiamo immaginare di creare una banca con il Dna di tutte le specie terrestri, vegetali e animali, uomo compreso: una specie di arca di Noè, insomma. Così potremo pensare di ripopolare la Terra una volta superata la catastrofe e ricreate le condizioni per un ritorno della vita». Ma sarebbe un’ impresa difficile realizzare un progetto simile? «Bisogna procedere per gradi – precisa Foing -. Innanzitutto dobbiamo lavorare per tornare sul nostro satellite. E il primo passo, dopo l’ esplorazione delle sonde dall’ orbita, vedrà coinvolti i robot in superficie per indagare l’ ambiente e capire come e dove installare una colonia. A quel punto, intorno al 2025, l’ uomo potrà sbarcare e insediarsi stabilmente con basi analoghe a quelle presenti in Antartide oggi. Allora sarà arrivato anche il momento di organizzare la banca con il Dna delle specie viventi e materializzare il sogno di un’ arca di Noè cosmica in grado di preservare il nostro futuro». Intanto la piccola sonda europa Smart-1 destinata a scrivere il primo capitolo dell’ affascinante ipotesi di Bernard Foing si trova a 268 mila chilometri dalla Terra e il 15 novembre entrerà in orbita lunare. Il suo compito è compilare una mappa del suolo scoprendone i costituenti. Ma sarà solo l’ inizio di un’ avventura perché anche la Nasa ha promesso di tornare presto a calpestare il suolo polveroso che i suoi astronauti hanno calcato per la prima volta 35 anni fa. Giovanni Caprara
Tratto da Corriere della Sera