E’ in buona salute il bambino nato grazie a una tecnica controversa che mescola il DNA di tre persone, stando alle dichiarazioni del portavoce del gruppo di medici che ne ha permesso la nascita.
John Zhang, della New Hope Fertility Clinic di New York City, non ha offerto molti altri dettagli durante la sua comunicazione del 19 ottobre scorso al convegno annuale della American Society for Reproductive Medicine. Ma una cosa è chiara: il “bambino con tre genitori” potrebbe presto avere compagnia, se già non l’ha.
“Nature” ha infatti saputo che un articolo sottoposto a una rivista (di cui non è stato detto il nome) sostiene che un bambino concepito con quella tecnica è nato in Cina. E il 13 ottobre alcuni ricercatori ucraini hanno annunciato che due donne sono in stato di gravidanza con feti creati con il DNA di tre persone.
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Nel frattempo, in Messico – dove la New Hope ha concepito il bambino con “tre genitori” nella sua clinica di Guadalajara – i politici stanno studiando leggi che limitino l’uso della tecnica.
Le circostanze di quella nascita, segnalata per primo il mese scorso da “New Scientist”, hanno anche attirato le critiche di scienziati e bioeticisti, che si chiedono perché la New Hope abbia operato in Messico, dove le regole che disciplinano le modificazioni negli embrioni umani sono meno severe di quelle degli Stati Uniti o nel Regno Unito.
Lo scopo delle tecniche per creare bambini “con tre genitori” è impedire la trasmissione alla prole di malattie metaboliche provocate da mitocondri difettosi, le strutture che forniscono energia alle cellule. Per riuscirci, i ricercatori cambiano i mitocondri malati di una futura madre con quelli di una donatrice sana non imparentata: il “terzo genitore”.
Il gruppo di Zhang è intervenuto su una donna affetta da una rara malattia neurologica, la sindrome di Leigh. I ricercatori hanno trapiantato il nucleo di una delle sue cellule uovo nell’ovocita di una donatrice, senza toccare i mitocondri sani di quest’ultima. I ricercatori hanno poi fecondato l’ovulo così modificato con lo sperma del marito della donna, e lo hanno impiantato nel suo utero.
Le domande rimangono
Al convegno di Salt Lake City Zhang ha presentato nuovi dati rispetto a supporto dell’annuncio del suo gruppo, accolto inizialmente con un certo scetticismo. Zhang ha detto che quasi il 100 per cento del DNA mitocondriale presente negli ovociti della madre conteneva la mutazione che causa la sindrome di Leigh. Ma dopo il trasferimento dei nuclei degli ovociti della donna negli ovociti della donatrice, la percentuale di mitocondri difettosi nella cellula uovo modificata è scesa in media a meno del 5 per cento.
“Credo che lo studio sia vero”, dice Dietrich Egli, ricercatore esperto in cellule staminali alla New York Stem Cell Foundation a New York City. “E’ bello sentire che la tecnica ha portato a un bambino apparentemente sano.”
Cortesia The Roslin Institute/University of Edinburgh
Ma Egli dice che si sa ancora poco sulla sicurezza e l’efficacia della tecnica, chiamata terapia sostitutiva mitocondriale (MRT, mitochondrial-replacement therapy). Per esempio, non è chiaro se a lungo termine la presenza di mitocondri provenienti da due donne può influire sulla salute del bambino, e se i mitocondri donati avranno una qualche influenza sull’eventuale prole del bambino. Zhang ha detto che il gruppo eseguirà a breve un controllo medico completo sul piccolo, compreso il test per verificare se il livello di mitocondri malati resta costante.
Varie istituzioni scientifiche e agenzie governative stanno discutendo se la procedura vada ammessa nella pratica clinica. La maggior parte di esse è arrivata alla conclusione che la sostituzione mitocondriale deve essere eseguita solo nell’ambito di una sperimentazione clinica e con una supervisione indipendente.
Inoltre, hanno raccomandato che la MRT sia limitata a embrioni di sesso maschile. Poiché solo le madri passano i mitocondri alla prole, un maschio “con tre genitori” non potrebbe passare i suoi mitocondri modificati ai figli. Alejandro Chavez-Badiola, direttore clinico della New Hope, dice che la sua squadra ha impiantato un embrione di sesso maschile perché era l’unico sopravvissuto. Zhang dice che il suo gruppo alla New Hope lavorerà con eventuali futuri pazienti per determinare se l’impianto di un embrione di sesso femminile sia etico. E una delle due donne trattate in Ucraina è in stato di gravidanza con un feto di sesso femminile.
George Daley – un ricercatore esperto in cellule staminali al Children’s Hospital di Boston, molto impegnato nello studio degli aspetti etici e scientifici della MRT – si rammarica che Zhang e i suoi colleghi alla New Hope non abbiano seguito la raccomandazione dei gruppi consultivi.
“Andare in Messico è un modo per eludere il regime normativo più severo vigente negli Stati Uniti e nel Regno Unito”, spiega Daley. “Il pericolo lo corrono le famiglie e i bambini che stanno nascendo con questa procedura. Si stanno assumendo tutti i rischi prima di essere davvero pienamente consapevoli dei tassi di successo e di fallimento”.
Guardando avanti
Daley è preoccupato perché ogni ricerca clinica scadente può mettere a repentaglio l’approvazione delle ricerche di altri gruppi che hanno lavorato all’interno dei quadri normativi esistenti. Nel 2015, il governo britannico ha approvato l’uso della MRT in casi limitati, ma la tecnica rimane controversa e non è ancora usata nella clinica.
Chavez-Badiola ammette che la squadra ha lavorato in Messico anche perché nessuna norma specifica vieta la procedura, ma ricorda che il paese ha leggi che disciplinano la sicurezza del paziente: la clinica di Guadalajara della New Hope è controllata dall’agenzia federale COFEPRIS (Comisión Federal para la Protección contra Riesgos Sanitarios), e la procedura MRT è stata approvata da un comitato etico.
“Credo che sia un caso di sciovinismo scientifico”, dice Chavez-Badiola a proposito della critica di Daley. “Perché nel Regno Unito va bene, e in Messico è moralmente discutibile? Abbiamo la tecnologia, abbiamo la formazione, abbiamo tutto quello che ci vuole.” E aggiunge che un documento che descrive la procedura e i risultati della squadra della New Hope è in fase di esame presso una rivista peer-reviewed.
E Valery Zukin, che ha diretto la squadra ucraina, fa notare che il suo lavoro è stato approvato da un comitato etico dell’Associazione di medicina della riproduzione dell’Ucraina. A differenza della donna trattata da Zhang, le pazienti di Zukin non erano portatrici della malattia mitocondriale, ma per anni non erano riuscite ad avere figli a causa di un difetto mitocondriale che provocava l’improvviso blocco della crescita degli embrioni. La sostituzione dei mitocondri della madre con quei componenti cellulari di cellule uovo di donatrici sembra aver risolto il problema, ed entrambi i bambini nasceranno all’inizio del 2017, ha detto Zukin in una presentazione all’ART World Congress tenutosi a New York City il 13 ottobre.
Un annuncio a sorpresa, come quello del bambino della New Hope, può essere l’unico modo per indurre enti di regolamentazione e scienziati a prendere decisioni chiare su eventuali limiti da porre alle tecniche di sostituzione mitocondriale.
“Credo che gli scienziati e i medici abbiano mostrato molto coraggio nell’eseguire questa procedura, esponendosi a questo tipo di critiche”, dice Egli. “Penso che in alcuni posti ci sia disattenzione e uno squilibrio nelle regolamentazioni, che finiscono per lasciare a lungo in panchina le nuove terapie, e quindi bisognava agire così.”